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Questo articolo fa parte della Sezione di Scritti a cura dei Dottorandi di Ricerca

"Teorie e scritture dell'architettura contemporanea" Vai  all'indice di tutti gli articoli  >>


Il seminario condotto da Antonino Saggio  ha inteso fornire uno spaccato critico su alcuni testi recenti di Teoria dell'architettura contemporanea e allo stesso aprire la riflessione sul rapporto tra teoria e pratica progettuale all'interno dell'attività dei partecipanti, A partire dal testo analizzato e commentato in ciascun articolo è presente un progetto architettonico che serve ad esemplificare, seppure parzialmente, alcuni nessi tra elaborazione teorica e ricerca progettuale di ciascun dottorando di ricerca.


Dottorato di Ricerca in

Composizione Architettonica (Teoria dell'architettura)

Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni – La Sapienza Roma

Direttore Lucio Barbera

 


L’ARCHITETTO DELLA CONTEMPORANEITA’

di Daniela Salvi

Nel mondo mediatico tutto è in movimento e il sistema della comunicazione pone l’architetto in rapporto al contesto contemporaneo mutandone il ruolo. Partendo da tali considerazioni gli olandesi van Berkel e Bos intendono “ridefinire le strutture organizzative dell’architettura”, considerate l’essenza della professione e concepite non più come sistemi lineari e omogenei, ma come campi processuali di una materia soggetta a trasformazioni.

 

Ben van Berkel, Caroline Bos, Move,

voll. 3, UN Studio & goose press,

Amsterdam 1999 (pp. 813)

 

             
           

 

Una volontà di rifondazione espressa mediante un testo ben articolato in capitoli e paragrafi, affiancato dall’illustrazione delle architetture dei due autori, in un formato grafico caratterizzato, secondo la tecnica pubblicitaria lanciata da Koolhaas, da slogan, grafici, diagrammi, foto della società contemporanea che efficacemente comunicano l’approccio interdisciplinare della loro ricerca progettuale.

Un ripensamento alimentato dai molti contributi provenienti dalla teoria dell’architettura e da altre discipline, senza tuttavia citarne le fonti, integrati in un processo di ri-scrittura dal quale emerge un nuovo modo di progettare e abitare lo spazio, alla luce dell’esperienza progettuale dei due autori e in particolare di van Berkel, alto esponente dell’era informatica.

Un libro-manifesto composto di tre volumi dedicati ciascuno ad un tema: Imagination, Techniques, Effects. Temi basilari che costituiscono, secondo gli autori, la traduzione in chiave contemporanea dei “tre elementi stabili dell’architettura”, alludendo alla triade vitruviana.

 

     

       da Move, vol. I, p. 20.

“Architettura liquida” nel senso di strutture

generate da un campo complesso di forze

multiple (Move, vol. I, p. 23).

 

 

 L’immaginazione architettonica,

intesa come riflessione sul modo in cui vogliamo vivere, fornisce risposte adeguate a questioni specifiche. Come nella ricerca scientifica, in cui si attribuisce importanza ai processi chimici più che agli organi, le strutture organizzative dell’architettura risultano costituite dalle forze generate da ogni realtà. L’architetto della contemporaneità interpreta tali forze; il suo studio - come prefigurò Constant - è un network esteso alla cooperazione di figure diverse (professionisti, clienti, investitori, ecc.), nel quale coordina ed elabora saperi specifici in una dimensione interattiva, efficace per opere di grande complessità urbana.

                                      

     

da Move, vol. I, p. 32. Le relazioni costituiscono i parametri del

progetto contemporaneo (Move, vol. I, p.30).

 

 La sperimentazione, tra astrazione e costruttività, è alla base del progetto, il quale emerge da un processo continuo e inclusivo che assorbe tutti gli aspetti del fare architettura; un processo che integra le differenze, superando la strategia decostruttivista della frammentazione e quella modernista del collage - sulle tracce di analoghe operazioni svolte in ambito artistico da Duchamp e dalla corrente del décollage.

 

           

         Marcel Duchamp, Nudo che scende le scale,

da “I maestri del colore”, 97 (1993), fig. X.

 

 

Le tecniche

formano il pensiero ed ogni nuova tecnologia cambia il mondo. Il diagramma - usato anche da artisti quali Klee e Kandinskij - è stato introdotto in architettura come tecnica che promuove un nuovo approccio al progetto. Gli autori lo considerano una macchina astratta - in senso deleuziano - uno strumento non rappresentativo, che utilizzano per creare realtà e immagini nuove, qualità inespresse, libere da ideologie o da ideali e quindi lontane dalle convenzioni della tipologia.

 

             

         Mobius House, diagramma, esterno ed interno, da Move, vol. II, pp. 48, 50, 52

 

Emblema di tale approccio è l’immagine surreale di Manimal, posta sulla copertina di Move; morphing nato ibridando tre figure, un leone, un serpente, un uomo, e generando così una nuova nozione d’identità. È stata realizzata da un artista con Photoshop, tuttavia, gli anonimi programmatori di questo software risultano indirettamente coautori; considerando i molti partecipanti ad un progetto, anche l’architetto deve abituarsi all’idea di una paternità ambigua. Manimal è il prodotto di una mutazione che potrebbe essere infinita; fatto che induce a domandare riguardo all’architettura: qual è la soluzione giusta? Quando è finito il progetto? La risposta - in linea con le intuizioni degli Archigram - è che esiste solo il cambiamento. L’eterogeneità degli elementi che compongono Manimal non inficia l’unità della sua immagine, come nell’architettura ibrida contemporanea, dove le parti costituenti danno luogo ad un’organizzazione unificata e continua, priva di giunture.

Le tecniche digitali basate sul tempo espandono l’immaginazione, abbattono le gerarchie del metodo progettuale tradizionale, consentono la nascita del progetto in un rapporto più diretto con gli elementi specifici di ogni realtà, “liberandolo dalla personalità dell’autore e da convenzioni estetiche”.

 

     

         da Move, vol. III, p. 20

 

Gli effetti architettonici

sintetizzano le esperienze sensoriali del mondo esterno, di quello interno (fantasie e idee) e le esperienze emozionali; è utile dirigerli. Tra gli effetti di “liberazione” vi sono quelli detti orientabili e non orientabili, indicanti rispettivamente superfici con due lati distinti e superfici prive di distinzione tra interno ed esterno, che possono deformarsi attraverso lo spazio ed il tempo differenziali fino a passare dall’una all’altra delle due condizioni topologiche.

Muoversi in un edificio deve essere come attraversare un dipinto, essere orientati attraverso il colore, la luce, le figure, le sensazioni. L’architettura deve suscitare emozioni, come l’arte, e deve comunicare, come la moda e la pubblicità, le quali dimostrano che alcuni degli effetti più efficaci derivano dalla destabilizzazione della struttura, del significato e dell’immagine. I migliori effetti che l’architettura può produrre “sono quelli che proliferano, che si muovono, che anticipano, che sorprendono, climatici, cinematici, legati al tempo, (…) ”.

 

        

         Paul Klee, Strada principale e strade secondarie,        Wassili Kandinsky, Improvvisazione 26,

            da “I maestri del colore”, 89 (1993), fig. XIII               da “I maestri del colore”, 56 (1993), fig. VIII

 

 

      Progetto di concorso per la riqualificazione dei parchi dell’EUR a Roma, 2002

 

Principio organizzativo del progetto è la continuità spaziale, come in molte architetture di van Berkel e Bos. In conformità alle richieste del bando, sono state proposte strutture modulari da dislocare in vari punti del Parco Centrale, costituite da elementi facilmente componibili e trasportabili e caratterizzate da un alto livello di aggregabilità e flessibilità funzionale, per soddisfare le molte attività previste, relative all’intrattenimento e alla gestione del parco.

 

        

       Progetto per la riqualificazione dei parchi dell’EUR a Roma, 2002

         (A. Palmarini, P. Palmieri, G. Pulcini, D. Salvi)

 

Strutture progettate in modo da configurare in ogni circostanza un sistema aperto di tre oggetti, lo stand, il basamento e la porta, per creare relazioni tra le parti e il tutto da estendere all’intorno. Istanza che ha indotto a sciogliere i tre elementi dall’insieme facendoli scorrere l’uno rispetto all’altro (lo stand aggetta rispetto al basamento, la porta lo attraversa oltrepassandone i limiti) e conferendogli materiale, passo e verso di scorrimento diversi.

 

         
        Progetto per la riqualificazione dei parchi

 dell’EUR a Roma, 2002

          (A. Palmarini, P. Palmieri, G. Pulcini, D. Salvi)

 

Il progetto include i caratteri del contesto interpretandoli.

Lo stand si compone di pannelli di alluminio perforato che creano giochi di trasparenze, proprie di un luogo caratterizzato dalla presenza dell’acqua; presenta aperture anche in copertura, dialogando con i grattacieli circostanti; la pelle metallica lascia vedere pannelli e vetri colorati sottostanti rendendo riconoscibili le diverse funzioni.

Il basamento è rivestito da travertino, alludendo agli edifici dell’E 42, come se fosse un banco di pietra originaria che affiora dal terreno, risolvendo il problema dell’adattamento alla pendenza del suolo.

La porta, composta di file di pali di rame sormontati da arpe eolie e attraversati da un corpo illuminante, è stata concepita per richiamare l’attenzione attraverso gli effetti prodotti da tali elementi.

 

      daniela.salvi@uniroma1.it

 



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